martedì 22 agosto 2006
Un idiota povero è un idiota. Un idiota ricco è un ricco.Se si va a cercare su Internet il nome dell"economista Paul Laffitte, nato nel 1925, lo si trova quasi sempre associato a questa battuta che è tratta da un suo saggio dal titolo un po" stravagante, Geroboamo o la finanza senza meningite. Sta di fatto che è difficile dargli torto. Certo, il termine «idiota» ha una diversa accezione nella tradizione spirituale russa dove paradossalmente definisce la persona dotata di una fede candida nei confronti di Dio e del prossimo, una creatura generosa e mistica: è il caso del folle principe My"kin, protagonista del celebre romanzo L"idiota che Dostoevskij compose nel 1868-69. Qui, invece, il significato è quello offensivo e scontato e rimanda alla persona stupida e stolta.Ma " fa notare Laffitte " c"è una sorpresa. Se l"imbecille è ricco, ecco che appare subito la differenza rispetto al cretino che è povero. A lui si riserva sempre un trattamento di favore a causa della forza del suo denaro. È, questa, una triste legge a cui tutti ci adattiamo: quante volte si è pronti a incensare, a dar ragione, persino a esaltare il ricco o il potente di turno, anche se quelle che emette sono solo idiozie e insulsaggini. Il mitico ragionier Fantozzi che striscia di fronte al padrone anche quando gli prospetta un"assurdità alberga " sia pure in minima parte " un po" in tutti noi. Bisogna avere il coraggio dell"uomo veramente libero per non esitare a denunciare la vacuità e la banalità di chi gestisce beni e potere. Per questo, la considerazione di Laffitte rimane una rilevazione amara che non può essere smentita.
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