Un figlio che piange il padre: la fede salda e provata dal lutto
mercoledì 9 febbraio 2022
Poco più di un anno fa ho raccontato qui dei canali YouTube e della pagina Facebook di un insegnante di religione di soli 24 anni, Emmanuele Magli, nel frattempo divenuto noto pure ai piccoli telespettatori di Tv2000 come co-conduttore di "Caro Gesù". Come spesso accade, ne è nata anche una "amicizia" digitale, su Facebook. Ma non mi era più capitato di incrociare i suoi post fino a che, pochi giorni fa, non ne ho notato uno, lunghissimo e dolente: il testo pronunciato per commemorare il padre Luca, morto a 54 anni, al termine delle esequie che si sono celebrate presso la chiesa parrocchiale di Santa Maria di Monteveglio (Bologna) il 29 gennaio. Sono espressioni che vanno lette, o ascoltate una per una (sul canale YouTube della parrocchia c'è ancora il video dell'intero funerale, dopo la diretta allestita per ovviare alle limitazioni alla partecipazione in presenza). E davvero si deve essere grati a questo ragazzo per non averle tenute per sé, o per la cerchia stretta dei familiari e degli amici, ma per averle condivise attraverso i social network ( bit.ly/3GuZAKg ) con un gesto immediato e spontaneo. Colpiscono le parole che esprimono con forza e insieme con pudore la dimensione personale, di un figlio che si ritrova d'improvviso orfano e che desidera onorare nel modo migliore la memoria del padre. Ma ancor di più quelle che si aprono alla testimonianza pubblica di una fede bella e salda, per quanto provata dal lutto. Emmanuele Magli parla di un Dio visto e sentito «nell'amore che ci sta inondando»; di un "Padre Nostro" divenuto «la preghiera più difficile di tutte» allorché la volontà di Dio non coincide con il nostro desiderio; di un «grazie per avermi dato lui come papà» così difficile da dire quando «la notte sembra interminabile». E infine di un Gesù con il quale Emmanuele Magli si identifica non solo quando ha pianto «per la morte di Lazzaro» ma anche nelle lacrime, che egli intuisce, per la morte del padre Giuseppe: «E chissà quante ne ha versate».
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