sabato 6 ottobre 2007
Si ha paura di avere e di mostrare un piccolo spirito. Ma non si ha paura di avere e di mostrare un cuore piccolo.
È un lettore di Vasto che mi fa conoscere alcune note del Diario di uno scrittore francese a me ignoto, Joseph Joubert (1754-1824), un autore che si allinea alla tradizione moralistica francese. Scelgo questa frase perché dice una verità costante e comune. Ci si agghinda (anche esteriormente) in tutti i modi per apparire di larghe vedute, per mostrarsi aperti e intelligenti, furbi e amabili, socievoli e divertenti. Si è pronti a ironizzare sulla piccineria d'animo e di mentalità di molti, allargando la ruota del pavone della propria personalità. Quando, però, ti taglia la strada un miserabile, oppure ti trovi in una situazione intricata che esige pazienza, o ancora sei chiamato a impegnarti con fatica e costanza in un'azione caritativa e di donazione, ecco subito scattare la protesta, l'insoddisfazione, la lamentela, l'irritazione.
Non ci si vergogna di mostrare «un cuore piccolo», meschino, gretto, egoista perché quello che conta allora è il proprio benessere, il quieto vivere, il vantaggio immediato. Un altro francese, un personaggio ecclesiastico e politico, il cardinale di Retz, vissuto nel Seicento, osservava che «nelle grandi cose lo spirito non è niente senza il cuore». È per questo che nella Bibbia il cuore non è la sede dei sentimenti, come noi siamo soliti dire, ma della coscienza e della volontà. Dobbiamo, allora, ritrovare quella grandezza che non si misura sull'intelligenza e sull'astuzia o sull'ostentazione ma che è legata a una bella frase di Cristo, l'essere «miti e umili di cuore».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: