Un 2023 di incognite anche per il vino italiano
domenica 11 dicembre 2022
Per i vini italiani il 2022 dovrebbe essere in termini di vendite all’estero come un altro anno da primato; il 2023 è, invece, tutto da capire. Incognita importante, quella del prossimo anno per i vini nazionali. Il destino di uno dei comparti certamente più blasonati dall’agroalimentare italiano, non è infatti importante solo per le etichette nobili e note, ma per tutta la produzione che significa posti di lavoro e tutela del territorio. A mettere in fila i numeri più recenti sulle esportazioni vinicole è stata Federvini qualche giorno fa. Ed è proprio dall’analisi dei produttori che si capisce tutta l’attenzione posta per il prossimo futuro. I dati dell’Osservatorio Federvini, curato da Nomisma e TradeLab, indicano un nuovo traguardo per l’export agroalimentare italiano e in particolare per i vini con 8 miliardi di euro (+12% rispetto all’anno precedente), così come per gli spirits (1,7 miliardi di euro). Buono anche il risultato per gli aceti, in particolare balsamici, che vedono chiudere l’anno con una crescita delle esportazioni (a valore) del 15%. Dalla parte delle nostre etichette sono stati il cambio euro-dollaro (che ha permesso di compensare gli aumenti dei costi e recuperare competitività su molti mercati), la ripresa del turismo, la strategia commerciale adottata che ha puntato molto sulla diversificazione. Se questa è, seppur in sintesi, la fotografia del recente passato e dell’attualità, ciò che fa pensare molto i produttori è, come s’è detto, il futuro. «Ci muoviamo in uno scenario complicato ed in continua evoluzione, non si escludono rallentamenti economici nel 2023 che dovrebbero interessare alcuni mercati europei come l’Italia e la Germania», non ha mancato di sottolineare
Micaela Pallini, presidente Federvini, che ha quindi ribadito l’importanza della diversificazione ma anche della «proattività dell’Unione Europea nel concludere ulteriori accordi di libero scambio con i paesi extra-Ue». Continuare nella complessa azione commerciale e promozionale, pare essere l’unica strategia possibile. Così come quella della ricerca di nuovi mercati. Un approccio che i produttori hanno comunque compreso, visto che dieci anni fa i mercati dell’Ue pesavano per circa il 57% sul valore dell’export e oggi si è arrivati 39%. Intanto, in attesa del prossimo anno, tutti aspettano con fiducia il periodo delle festività. Stando ad una indagine sempre di Nomisma, il 36% degli italiani pensa al vino come regalo mentre per il 45% sulle tavole delle feste non può mancare lo spumante. © riproduzione riservata
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