domenica 23 dicembre 2007
Il Natale è la nascita assoluta che riflette e assume, illumina e redime, benedice e consacra tutte le nascite di prima e tutte le nascite di poi. Ogni uomo che venga alla luce ripete il miracolo del Natale di Cristo; perché è Dio che decide quella nascita; è Lui che vuole quella vita. È proprio ciascuna di quelle nascite, ciascuna di quelle vite, nessuna esclusa, che l'ha spinto da sempre a incarnarsi.
Per il nostro augurio natalizio abbiamo voluto lasciare alle spalle la coreografia tradizionale: non mancano testi letterari e spirituali che si affidano a stelle, nevi, pastorelli e zampogne per dar vita al presepio, un simbolo per altro caro a tutti. Questa volta abbiamo dato spazio a una citazione "pesante", un paragrafo "teologico" desunto dal libro La maestà della vita (Rizzoli 1982) di Giovanni Testori, il noto scrittore lombardo morto nel 1993. È molto suggestiva la fusione che egli compie tra la «Nascita assoluta» ed emblematica di Cristo e tutte le altre nascite.
Gesù è nato, cioè ha voluto avere un inizio come tutte le sue creature, lui che era eterno, proprio per condividere con noi il tempo, la storia, la carne. E come tutti noi ha scelto di avere una fine, una morte. Ha compiuto questo per deporre in tutte le nascite e in tutte le morti, con la sua presenza, un seme divino. Come scrive Testori, il Natale del Figlio di Dio «riflette e assume, illumina e redime, benedice e consacra tutte le nascite», tutte le vite. Dobbiamo amare, allora, la vita dei viventi, da chi ora nasce fino a chi muore perché in essa si celebra un'epifania di Dio, uno svelamento della sua condivisione con la nostra realtà, una rivelazione del suo amore.
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