Tradurre versi, assimilare poesia
venerdì 5 aprile 2019
Tradurre poesia è una delle imprese culturali più generose e rischiose. Ci si mette faticosamente al servizio di un autore che si ama e si ammira, con il rischio di farlo somigliare a noi, ai nostri difetti e alle nostre incapacità; ma nella speranza di esprimerci attraverso di lui. Si è sempre ripetuto che tradurre poesia è impossibile, perché ciò che si perde rispetto all'originale è un prezzo troppo alto. Ogni lingua ha infatti il suo inimitabile carattere, i suoi segreti e misteri, i suoi imponderabili equilibri sonori e i suoi capricci mentali.
Non si può tradurre, eppure si deve tradurre, è inevitabile che si faccia. Anche con le lingue più prossime alla nostra e che si conoscono meglio, come lo spagnolo e il francese, con cui l'italiano condivide gran parte del lessico neolatino e la struttura della sintassi, il traduttore non può abbandonarsi alla naturalezza riproduttiva. Quanto più le lingue si somigliano, infatti, tanto più è facile cadere nella tentazione di tradurre rispecchiando semplicemente l'originale. Insuperabile è comunque il problema metrico, con il numero fisso delle sillabe per ogni verso e la corrispondenza delle rime nella strofa. La poesia è un impegno serio e nello stesso tempo è un gioco: senza i parallelismi e gli echi musicali della lingua si perde sia il piacere della sorpresa che l'incisività comunicativa. Qualcuno ha teorizzato che la poesia non è comunicazione, anzi è, deve essere il contrario della comunicazione. Questa teoria è stata ripetuta dal Simbolismo di metà Ottocento fino a metà Novecento. In realtà la lingua poetica non è anzitutto musica, è sia musica che comunicazione di significati. È quando le due cose coincidono che la nostra mente viene magnetizzata e l'attenzione tende a concentrarsi oltre i limiti normali. Per tutte queste ragioni i migliori traduttori di poesia sono poeti, cioè abili e appassionati artigiani della lingua. Sono loro i primi a sapere quanto si perde nel tradurre poesia. Perciò accettano la sfida solo quando un certo poeta e un certo testo poetico li ha conquistati. Pubblicando ora l'antologia Le grandi traduzioni. Versioni di poeti (elliot, pagine 272, euro 23,50) il poeta Paolo Febbraro ci offre un panorama che da Foscolo e Leopardi fino a Montale, Sereni, Fortini, Caproni, Giudici mostra di che cosa è stata capace la nostra lingua nell'assimilare poeti greci e latini, inglesi e spagnoli, tedeschi, francesi e perfino russi. Mondi remoti entrati a far parte della nostra lingua madre.
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