venerdì 30 dicembre 2005
Tempo soffia su di me, fammi ricordare, riportami al passato./ Tempo soffia su di me, non ho voglia di continuare ad aprire gli occhi sulla monotonia della cattiveria, sull"infamia dell"egoismo./ Tempo soffia su di me, tu che hai visto ogni cosa, tu che hai sentito il grido dei popoli, tu che ora senti il mio grido, ascolta il mio canto, liberami.Stanno progressivamente scivolando nella clessidra del tempo le ultime ore di questo anno. Ne ascoltiamo il lento scorrere a goccia a goccia con alcune strofe tratte da una delle Poesie di Ilaria Favara, pubblicate dall"Università di Catania col testo francese allegato. Sì, perché questa giovane donna era studentessa di francese e a Parigi era per studio e là tragicamente ha incontrato la morte nel rogo dell"alberghetto ove alloggiava. I suoi sono versi semplici e limpidi ed esprimono un duplice sentimento venato di amarezza che tutti in certi momenti proviamo.Da un lato, c"è la nostalgia del passato, quella folla di ricordi che di solito sono aureolati di dolcezza, anche se non furono sempre gioiosi. Ci si sofferma a guardare il fiume della vita con malinconia, anche perché abbiamo perso tante persone care ed è morta dentro di noi l"innocenza e la speranza. D"altro lato, ecco la paura del futuro che ci attende. Ilaria lancia al tempo un appello: «Liberami!» e il suo elenco di mali è quello che tutti conosciamo e che si ripete attorno a noi e spesso dentro di noi: cattiveria, infamia, egoismo, grido. Per vivere in modo autentico è necessario avere coraggio e fermezza. E fede. Cantava ancora Ilaria: «È notte. È buio" La gente trema. Dalle fessure entra un soffio di vento. Laggiù solo nella grotta di Betlem c"è luce».
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