Tecnologia, intellettuali troppo timidi?
venerdì 8 marzo 2019
Credo che sia meglio evitare le affermazioni enfatiche, a effetto, quando non sono strettamente necessarie. Ma oggi le trasformazioni della vita umana in tutti i suoi aspetti, provocate dal potere e dall'onnipresenza di ciò che l'uomo stesso ha prodotto, raggiungono limiti mai in precedenza raggiunti. La stessa idea di vita e di realtà umana è spinta oggi dalle tecnologie in continuo sviluppo a mutazioni ininterrotte delle quali si stenta a prendere atto nei loro effetti presenti e futuri. Negli ultimi decenni il capitalismo ha vinto su ogni idea di alternativa sociale perché la sua industria è arrivata a produrre merci che penetrano così a fondo nella vita individuale e collettiva da impedire che si concepiscano modi di essere diversi. Penso che la questione non sia tanto la potenza della tecnica, quanto piuttosto la potenza dell'economia capitalistica che attualmente la produce, se ne serve, la impone sotto tutti i regimi politici. Su questo la critica culturale è incredibilmente timida e arretrata, se non vile. Gli intellettuali spesso non osano ancora criticare la tecnologia perché continuano a identificarla con l'idea di progresso, un progresso che attualmente è più indefinito che mai. Sembra che ci siano i mezzi per ottenere qualunque cosa, qualunque vantaggio: eppure mai come ora è oscuro il perché di questi mezzi all'infuori della comodità, della velocità, della sicurezza. La cultura, la storia culturale, di cui gli intellettuali dovrebbero essere custodi consapevoli, sarebbe l'arma più efficace per analizzare e giudicare che cosa promette e annuncia questo nostro presente. Ma nella cultura del passato e nel suo valore attuale si crede sempre meno. È per questo che le religioni, se liberate da intolleranze e dai pericolosi fanatismi del loro passato, appaiono come l'antidoto più forte al dogmatismo di uno sviluppo cieco e di un "progressismo" vuoto di contenuti. Per approfondire la riflessione sui fondamenti di cosa è razionalità, essere umano, società e soggettività, bisogna leggere. Ai lettori che sono portati alle letture filosofiche consiglierei intanto un piccolo libro uscito da Mimesis a cura di Ubaldo Fadini, Desiderio di vita. Conversazioni sulle metamorfosi dell'umano, autori Theodor Adorno, Elias Canetti e Arnold Gehlen. Nati all'inizio del Novecento, questi intellettuali hanno vissuto le esperienze più tragiche di un secolo che ha messo in pericolo la stessa sopravvivenza del genere umano minacciando alle radici le ragioni della vita sociale. È Adorno a discutere separatamente prima con Canetti, poi con Gehlen. Basterebbero i titoli delle più importanti opere di questi autori a far capire i temi in discussione: Massa e potere di Canetti, L'uomo nell'era della tecnica di Gehlen e Dialettica dell'illuminismo di Adorno e Horkheimer.
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