martedì 26 febbraio 2013
Israele, Galilea, 2005— Quando l'editto di Cesare Augusto ordinò il censimento e Giuseppe partì per Betlemme con Maria incinta, che strada percorsero? Per la Via Maris si pagava un pedaggio. Le alture della Samaria erano faticose per una donna gravida. Forse passarono per questa più piana valle del Giordano? Mi piace pensarlo, mentre con Bernardo, 10 anni, viaggiamo anche noi, pellegrini, da Nazaret verso Sud. In Terrasanta, quindici anni dopo, sono tornata con uno dei miei figli. Lasciata alle spalle la pianura di Esdrelon, «terra di latte e di miele», già ingrigisce la terra, sotto la luce bianca del deserto di Giuda. (Non si stringeva il cuore a quei due, non sembrava un esilio? E, nel ventre di lei, il bambino già scalciava).Verso il mar Morto, vapori densi offuscano l'orizzonte. Quanto manca a Gerusalemme? chiede mio figlio, inquieto. Chissà se non se lo chiesero anche quei due, stanchi del cammino. Eccole, le Mura della Città Santa. Ma noi andiamo oltre. A Beit Shaur ci sono ancora i pastori a dorso d'asino. Su questa terra nuda, scabra, pensa, Bernardo: la luce nella notte, e i guardiani delle greggi che accorrevano, meravigliati, ansiosi. Mio figlio tace e guarda, assorto, il gran cielo su Betlemme di Giuda. Dove lo straordinario appare possibile, e l'infinito vicino.
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