martedì 22 dicembre 2020
Non ricorrere a quello che del Natale conosci già. Mettiti invece in attesa di ciò che nel tuo cuore si può, di colpo, rivelare. Non ridurre il Natale all'intreccio dei simboli che lo rendono un frammento incerto senza uno spazio nel concreto della vita. Non ti limitare a ripetere le frasi che ti senti obbligato a dire, come se il Natale dovesse colmare un vuoto anziché portarlo alla luce. Non confondere i pacchetti con il dono, né l'accumulo di cose con la possibilità della festa. Cura l'esteriore sapendo che esso è vero quando è mosso da una gioia che viene da dentro.
Una sola cosa merita di essere cercata e celebrata, una sola: il risveglio di una Presenza nel fondo dell'anima. Per questo il vero Natale tuo non ti appartiene: soltanto all'altro potrai chiederlo. Pregando, per esempio, così: venga il tuo angelo a sostenere il nostro passo vacillante, anche quando sembriamo persone così sicure di noi. Venga a ripristinare l'azzurro che a ogni momento collassa in noi. Venga a disarmare la trappola dello scoraggiamento e il grigiore dei piagnistei, che sono tanto più tristi in quanto ci impediscono di accogliere con un sorriso ogni manifestazione della Vita. Venga il tuo angelo a ricordarci che stiamo nascendo a dispetto delle nostre stanchezze, derive o scetticismi. Che la minuscola vita che quotidianamente abbracciamo non smetta mai di essere un parto, anche se non vediamo come, né comprendiamo tutto.
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