venerdì 26 gennaio 2018
Hai fondato una comunità. Pazzesco per uno introverso come te. Quanti sarete, in ogni parte d'Italia, fra studenti e volontari? Cento? Duecento? Mille? Inventate il passato. Anticipate il futuro. Vero, Helal? Giusto, Elsayed? Forza Bruno, hai consegnato il cartellino plastificato? E tu, Donata, hai scritto sulla tabella i nomi corretti? Sono tutti Mohamed: come si fa a distinguerli? Ti aiuta Marcella. David ricopia i nomi al computer. Mario esce fuori in strada a richiamare i più scalmanati. Nadia sistema i giochi. Rachele controlla le presenze. Luce la sera spedisce una mail ai centri di accoglienza. Chino sul quaderno con la matita in mano, il
tuo scolaro avanza nel nostro sistema verbale come il protagonista di un videogioco. C'è. Ce. Il quale. In cui. È. E. Alcuni. Diversi. Cos'è una metonimia? Il cane che abbaia. Il cane della pistola. Alla maniera di un padre ansioso, vorresti condurre Jiang in salvo. Le bordate gli piomberanno addosso da ogni direzione, temi. Non potrà difendersi. Ma forse troverà il modo di registrare il segno della sua presenza. Che ora vive in te. Come la mia memoria. Avanti Babu, dagli la mano! Saluta il professore. Essere a scuola vuol dire questo: rendere coscienza del tempo che sta dietro e davanti a noi. Sentire una forza che non riusciamo a dominare.
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