sabato 25 giugno 2005
Prendi un sorriso e regalalo a chi non l"ha mai avuto. Prendi un raggio di sole e lancialo là dove regna la notte. Scopri una sorgente e immergi in essa chi vive nel fango. Prendi il coraggio e infondilo nell"animo di chi non sa lottare. Scopri la vita e raccontala a chi non sa capirla.
 
Forse c"è un pizzico di enfasi, legato alla cultura da cui queste parole provengono, quella indiana. Tuttavia il monito di Gandhi che ho sopra citato lascia nell"anima un fremito di autenticità. Noi non sappiamo di avere in noi stessi delle straordinarie potenzialità che spesso lasciamo rinsecchire non portandole a compimento. Perché non donare qualche volta di più un sorriso a una persona cupa e sola? Perché non spalancare la finestra dell"anima e far irrompere un raggio di luce che squarci il corruccio, il malumore, la grettezza? Perché non donare la freschezza dissetante e purificatrice dell"acqua del perdono, della fiducia, della speranza? Perché non aver vergogna di piangere e insegnare ad altri a non tenersi dentro il grumo di amarezza e di acredine o a spogliarsi della gelida corazza dell"indifferenza e dell"insensibilità? Perché non infondere coraggio a chi si sta lasciando andare lungo la china della disperazione? L"ultimo appello di Gandhi è forse quello riassuntivo: dobbiamo scoprire che la vita è una realtà grande e mirabile, nel bene e nel male: l"importante è capirla, amarla e viverla. «Chi non stima la vita, non la merita», scriveva Leonardo da Vinci.
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