A cena con Roald Dahl il giallo è servito
martedì 28 aprile 2020

Lui è Richard Pratt, gastronomo di fama dal ghigno beffardo, massimo esperto di vini. Il ritratto con cui compare sulla copertina di questo libriccino la dice lunga sulla sgradevolezza del personaggio cui concorrono la stazza massiccia, la faccia tonda, il ciuffetto scomposto sulla fronte stempiata, il labbro pendulo, l’espressione untuosa e soprattutto quell’occhiolino volgare con cui ammicca al prossimo.

Merito della maestria di Iban Barrenetxea, illustratore basco dal personalissimo tratto denso di ironia che ben si allea alla perfida abilità del racconto di Roald Dahl entrambe concentrate ne L’assaggio, raffinato libriccino datato 1953 e pubblicato da poco da Donzelli (16 euro). Dahl e Barrenetxea ci portano a Londra, a casa di Mike Schofield ricco agente di borsa dove si svolge una delle tante cene eleganti in cui i padroni di casa fanno sfoggio di argenteria, buon cibo e vini pregiati. Alla tavola imbandita per sei – gli Schofield con la figlia diciottenne Louise e una coppia di amici – siede come ospite d’onore per l’appunto l’arrogante e imponente Pratt, sedicente intenditore che si fregia della straordinaria capacità di riconoscere al primo sorso l’annata e la provenienza dei ogni vino. La sfida con lui, partita anche in questa occasione come una scommessa innocente che di solito vede in palio qualche bottiglia per il vincitore, evolve invece in un gioco perverso e crudele e in un crescendo di tensione e suspense da libro giallo che Dahl conduce con abilità narrativa straordinaria. E che tiene il lettore sulla corda fino all’ultima pagina. Dagli 11 ai 99 anni

Da come la raccontava ai suoi cuccioli, la storia di quell’avventura - il tornado, il viaggio di Doroty nel Paese di Oz , gli amici di strada tanto cari quanto strampalati - è sempre apparsa come una vicenda speciale che meravigliava a ogni parola: una favola divertente, triste, paurosa e anche un po’sciocca ma comunque appassionante. Dalla cuccia papà Toto accompagnava i suoi piccoli al sonno con i racconti più incredibili, ma quello che iniziava sempre con… Io c’ero, sicuramente era il più bello. Un incipit particolare quello adottato da Michael Morpurgo, super premiato autore britannico per riscrivere un classico per ragazzi di quasi due secoli fa: “Il meraviglioso mondo del Mago di Oz” firmato da L. Frank Baum e pubblicato la prima volta a Chicago il 17 maggio 1900.

Inizio particolare perché insolito è il punto di vista del narratore, nientemeno che il cagnolino nero amico della protagonista, la piccola orfana Doroty, ovvero l’allora cucciolo Toto che con la bambina vola via nella casetta degli zii travolta dalla furia del tornado e trascinata nel meraviglioso mondo del Mago di Oz. Un classico da cui Morpurgo con una riscrittura di pregio estrae un’opera a sé, Toto e il Mago di Oz (Il Battello a Vapore; 16 euro), una storia rimaneggiata linguisticamente nello stile e nella sintassi con maestria da una storia già scritta, che possiede oltre alla bellezza del racconto l’immediata e meritoria virtù di avvicinare alla lettura quei giovanissimi altrimenti restii ad accostarsi all’originale. E di salvare dunque una storia che altrimenti sarebbe perduta. Dai 12 anni

Vincitore della Caldecott Honor, uno dei più prestigiosi riconoscimenti a livello mondiale per gli albi illustrati, Il Giardino di Evan (HarperCollins; 16 euro) è un racconto che segue le conseguenze della perdita degli affetti più cari, il dolore e l’incapacità di superalo, la rassegnazione, l’impeto distruttivo e poi la rinascita di una nuova ragione di vita e il ritorno a una certa normalità e alla speranza.

Il volpacchiotto Evan possiede un giardino di cui si occupa con impegno e passione insieme al suo amatissimo cane. Il lavoro entusiasta dei due fa crescere frutti deliziosi e prosperosi con facilità. Se non che un brutto giorno “accade l’impensabile”: l’amico cane muore e per Evan niente è più come prima. Per il volpacchiotto inizia un tempo depresso di dolore distruttivo e di apatia. Ma poiché l’impensabile governa la vita di tutti, per Evan ci sarà l’occasione di tornare a essere felice. Un albo da leggere e soprattutto guardare insieme con i bambini, osservando i dettagli delle tavole a colori vivaci di Brian Lies, le espressioni dei protagonisti che ben raccontano le loro emozioni. Un linguaggio che i più piccoli dovrebbero imparare presto a decodificare. Dai 4 anni

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