Ricominciamo Ma senza Mura ed Ezio, i nostri poeti del gol
domenica 20 settembre 2020
Questa finestra sul mondo del calcio, dello sport, e non solo, si riapre dopo vent'anni esatti. La riapriamo nella stagione più dura, quella in cui ognuno di noi ha perso qualcosa: un genitore, un amico, una speranza... Sono stati mesi di Cattivi pensieri, come i “7 giorni” di cui scriveva l'amico Gianni Mura su Repubblica. Se ne è andato via per sempre guardando il mare di Senigallia, il primo giorno di quest'ultima maledetta primavera. Questa finestra, che ha come “ragione sociale” il libro capolavoro del maestro Osvaldo Soriano, si apre anche per non dimenticare mai quelli come Gianni Mura. Questo strano gioco del silenzio che è diventato il calcio e lo sport tutto, ricomincia senza la sua vaticinante “Palla di lardo”, senza i suoi cross millimetrici, assist pennellati per altri poeti del gol. Come Ezio Vendrame. Anche lui, l'amico fragile Ezio, è volato via ad aprile, lasciando quaggiù la sua poesia malinconica, intrisa di Piero Ciampi, Pier Paolo Pasolini (entrambi avevano le radici a Casarsa della Delizia), Dino Campana e Leo Ferrè. Ai ragazzi che hanno appena ripreso l'agonistica stagione scolastica (in bocca al lupo di cuore!) consiglio di ascoltare e di leggersi i testi degli autori sopra citati e magari di andare a scoprire la poesia di Vendrame, e certi suoi libri irriverenti, ma talmente unici, specie nel palinsesto pallonaro, come quel Vietato alla gente per bene (Biblioteca dell'Immagine). Libro che il dottor Riccardo Modestino (storico ferrarese e devoto della Spal) mi ha ricordato di rispolverare dallo scaffale. Viva i poeti, ma quelli autentici, perché come diceva Benedetto Croce e lo ribadiva Fabrizio De André: «Fino a diciotto anni tutti scrivono poesie; dopo, possono continuare a farlo solo due categorie di persone: i poeti e i cretini». Ezio Vendrame era un poeta vero. Nell'ultima stagione dei suoi Cattivi Pensieri Mura aveva creato l'angolo della poesia. Ed erano poetiche anche quelle notti consumate al tavolo del ristorante il Vecchio Porco dove, dopo il classico giro di «Mnemonica» (alias, gioco di memoria per ricordare nomi di calciatori, cantanti e attori partendo dall'iniziale del cognome, tipo “M”: come Maradona, Mannarino e Mastroianni), assieme al nostro fraterno Gerri Mele, ci divertivamo a stilare la classifica delle “10 canzoni della vita”. Da quaggiù, caro Gianni ti scrivo che ho inserito un “undicesimo brano” che mi ha fatto resistere ed esistere al tempo del colera-covid: Per due che come noidi Brunori Sas. Sì il cantautore calabro (di Joggi) – come Rino Gaetano (crotonese) – che avevi annusato e ti/ci era piaciuto, perché è uno che sa scrivere bei testi e li sa cantare ancora meglio, con il cuore, ricordandoci che nella vita «ci vuole passione» e di «non confondere / l'amore e l'innamoramento / Che oramai non è più tempo». È tempo invece di rimettere la palla al centro. Da ieri è ripartito il campionato di calcio e spero che, nel bene o nel male, ne parleremo anche da queste colonne. Spero innanzitutto, che si possa tornare allo stadio e sentire «che rumore fa la felicità» (cito i Negrita), quando riascolteremo il boato per un gol.
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