giovedì 29 giugno 2017
Un'amica in piena crisi ipocondriaca: di un sintomo banale fa un male tremendo. Si è molto tirata negli ultimi tempi e il suo corpo la richiama alla coscienza del limite. Prenditi cura di me, per favore. Abbracciami. Osservando il corpo si comprendono molte cose. Per esempio: quando sei teso e arrabbiato, il diaframma si solleva verso l'alto, si irrigidisce, comprime il cuore e fa muro al respiro. E se respiriamo male pensiamo male e agiamo male. Ma è vero anche il contrario -lezione dello yoga e del pranayama -: se con pazienza, assumendo le giuste posture o asana, "ammorbidiamo" il diaframma e gli permettiamo di abbassarsi, anche la tensione si attenua, la rabbia si dilegua, la mente si rischiara e si calma. Provate: ottima, per esempio, la posizione della Sfinge. E allora tutto respira, non solo i polmoni. Respirano gli occhi, respira il cuore, respira la mente. Ogni inspirazione può essere portata là dove dolore e tensione indicano un blocco. Il respiro è tutto, dice il mio maestro. Apre e prepara la strada allo spirito per accoglierlo: la coincidenza etimologica non è casuale. «E soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente» (Genesi). Vivente per davvero. Contrariamente a quanto si pensa, l'inspiro è passivo e accoglie, l'espiro è attivo e restituisce. C'è sempre molto da imparare.
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