martedì 24 luglio 2012
«Nessun uomo è un'isola, intero in se stesso. Ogni uomo è un pezzo del Continente, una parte della Terra». Sono parole tratte da un sermone famoso del grande poeta e teologo inglese John Donne. Nessuno di noi è un'isola, nessuno esiste e può vivere senza gli altri. Ognuno di noi è un pezzo del continente, della totalità della superficie che emerge sulla terra. Il sermone prosegue con una frase famosa: «Per chi suona la campana?», che sarà ripresa come titolo di un grande romanzo da Ernest Hemingway. La campana che sta suonando a morto suona anche per me, per ognuno di noi, qualunque sia il nome del defunto. Non si tratta di un'affermazione utopistica, ma della constatazione della realtà di fatto, che una parte di noi, di fronte alle tragedie e ai lutti, non può non percepire. La verità enunciata da un poeta barocco e ripresa da un narratore del Novecento è oggi particolarmente importante da ribadire, perché di fatto scandalosa: la politica internazionale, i conflitti, le lotte politiche all'interno delle singole nazioni, nessuna esclusa, i terrorismi, gli attentati, le repressioni, la tragedia dei migranti sugli scafi, l'intolleranza: nulla di tutto ciò pare sfiorato dal sospetto che nessuno di noi sia un'isola, ma una parte del tutto. È una frase da recitare quotidianamente, come un mantra.
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