mercoledì 28 novembre 2018
La terza gravidanza si presentò faticosa. Nausea da mattina a sera, come non mi era accaduto. Dimagrivo. Il medico non capiva. Ma io lo sapevo benissimo, cosa non andava. Fin dal primo giorno ero convinta: è una femmina. Questo mi induceva un'ansia mai provata. Avevo paura di una figlia che somigliasse a me, inquieta e malinconica come me.
La gravidanza procedeva, e io col mio indicibile timore: non una come me. Finché, una sera, una minaccia d'aborto. La notte me ne restai sveglia nella penombra della stanza d'ospedale. Le mie paure si erano sciolte d'incanto, ora che rischiavo di perdere la bambina. Per tutta quella notte pregai che mi fosse lasciata. Se mi assopivo, con un sussulto riprendevo: lasciamela.
Caterina nacque poi il giorno del mio onomastico, come un regalo. Nata contenta: solare, curiosa di scoprire il mondo. Mi fa pensare alle farfalle di maggio, a come volano da un fiore all'altro nei primi giorni tiepidi. I figli, ho scoperto quindi, non sono la semplice somma dei genitori, ma nascono ciascuno da un suo stampo, uguale a nessuno. E oggi che lei, a vent'anni, mi ruba, gazza ladra, i vestiti e usa il mio stesso profumo, e in casa è come un fiato di vento fresco, ripenso alla mia assurda paura, quando l'aspettavo. Lei non sa. Sapesse, so che mi abbraccerebbe, ridendo.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI