giovedì 4 agosto 2016
Cortina d'Ampezzo, 21 luglio - Alle cinque della sera, nell'ora del passeggio, tra i villeggianti nel centro del paese li riconosci dal passo. Le gambe forti, gli zaini da cui pendono corde e ganci, il portamento diritto, l'abbronzatura bruciata dell'alta quota. Sono quelli che non salgono in funivia, ma conquistano a piedi queste montagne, per vie ferrate, o arrampicando; e con il calare del sole fanno ritorno. E tu, che non hai mai scalato nulla, li segui con lo sguardo e provi un filo di rimpianto: sarebbe stato bello, sapere andare come loro per queste vette.Sono i signori delle cime, quelli che vanno dove gli altri non osano, che sfidano la vertigine, si affacciano sugli abissi, macinano i sentieri erti con il loro passo costante: senza dire quasi parola. Sono quelli che arrivano là dove non c'è più nulla: se non gli ultimi fiori abbarbicati alle rocce, e il vento con la sua voce ora lieve ora cupa. Più niente se non silenzio, e rocce come di luna pallida, e nuvole, nuvole che si inseguono e si dispiegano come vele nella immensità del cielo. Nuvole con forme misteriose e allusive, in cui ciascuno ritrova ciò che vuole: un volto, una mano, un uccello in volo.Signori delle cime: compiuto il grande sforzo, sudati, il cuore forte che infine rallenta il generoso battito, guardano giù a valle, ai paesi. Che paiono da lassù così ridicolmente piccoli, giocattoli di bambini le case e i campanili.Sono divisi, gli uomini delle vette, fra la fierezza della loro forza e la consapevolezza di essere cose da nulla, tra questi giganti di roccia? Padroni, o solo devoti sudditi della maestà del Pomagagnon, delle Tofane? Figli, forse, li si direbbe, di queste montagne: venuti su fra loro, slattati a poco a poco alle alte quote così come si svezzano i bambini. Dentro a un tacito patto, una segreta amicizia fra l'uomo e le rocce immani: che forse, con occhi nascosti, li seguono nel cammino. E a sera, gli scalatori facendo stanchi ritorno, li spiano in un'indicibile materna tenerezza. Cime solitarie e terribili, possibile che siano innamorate degli uomini? Quel loro riverbero aurorale al tramonto sembra un richiamo per chi, curvo sotto lo zaino, si volta a guardarle: e le vede ancora più belle, ancora più inarrivabili. Come se nessuno, in verità, le avesse mai definitivamente conquistate.Così che con un filo di nostalgia nel cuore gli uomini delle cime si ripromettono: torneremo. Mentre se ne vanno con quel loro passo alle cinque di sera in mezzo a noi, comuni mortali: quel loro camminare diverso, un po' da cow-boy, un po' da stranieri.
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