sabato 28 maggio 2022
Secondo un antico proverbio in uso tra i pellerossa, “c'è una striscia d'argento in ogni nuvola nera”. Non un detto consolatorio, come può essere il nostro “finché c'è vita c'è speranza”, ma molto di più. Perché ti fa ricordare che, anche quando ci si trova in mezzo alle peggiori tempeste, c'è sempre una via per uscire, pur se non la vediamo perché accecati dalla tormenta.
La striscia d'argento c'è sempre. Quante volte nelle nostre vite abbiamo passato dei momenti, o anche degli anni, in cui le sventure, i lutti, le cose storte si accumulano le une sulle altre, e ci soffocano, ci schiacciano, senza tregua, senza pietà? Non è questione di vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, è proprio che non ce la facciamo più. Ci sentiamo travolti. E stare ad aspettare che passi l'ondata è impossibile, o così ci pare. Sono quei momenti, o quegli anni, in cui abbiamo solo voglia di bestemmiare, di insultare un Dio che sentiamo assente, estraneo alla nostra vita, indifferente davanti alle nostre pene, semplice spettatore delle nostre disgrazie, magari perfino divertito. “Ci vorrebbe la pazienza di Giobbe”, ci diciamo e diciamo. Ma non sappiamo, spesso, neanche che cosa vuol dire.
Giobbe fu privato di tutto, a opera di Satana, che voleva farlo arrivare a rinnegare Dio. Tutto vuol dire tutto, ricchezze, figli e figlie, salute. Proprio tutto. Anche i suoi amici, invece che essergli di sostegno, finiscono per giudicarlo «con i loro schemi precostituiti. Dio ci preservi da questo pietismo ipocrita e presuntuoso! Dio – ha detto Papa Francesco durante l'udienza generale di dieci giorni fa – ci preservi da quella religiosità moralistica e da quella religiosità di precetti che ci dà una certa presunzione che ti porta al fariseismo e all'ipocrisia». La vicenda di Giobbe, ha aggiunto «rappresenta in modo drammatico ed esemplare quello che nella vita accade realmente. Cioè che su una persona, su una famiglia o su un popolo si abbattono prove troppo pesanti, sproporzionate rispetto alla piccolezza e fragilità umana. Nella vita spesso, come si dice, “piove sul bagnato”. E alcune persone sono travolte da una somma di mali che appare veramente eccessiva e ingiusta».
Non sono casi eccezionali, è la vita di tutti i giorni. Situazioni che ci sfiorano tante volte, delle quali spesso nemmeno ci accorgiamo, o delle quali non riusciamo nemmeno a cogliere la portata: «Penso ai genitori di bambini con gravi disabilità – ha detto il Papa – avete pensato?, tutta la vita... penso anche o a chi vive un'infermità permanente o al familiare che sta accanto... Situazioni spesso aggravate dalla scarsità di risorse economiche. In certe congiunture della storia, questi cumuli di pesi sembrano darsi come un appuntamento collettivo. È quello che è successo in questi anni con la pandemia di Covid-19 e che sta succedendo adesso con la guerra in Ucraina». Sono “eccessi” che non si possono addebitare a una natura maligna, né a una nemesi ineluttabile, così come non si può neppure pensare “beh, se gli è successo è perché se lo sarà meritato”. Giobbe non rinnega la sua fede, ma nello stesso tempo protesta con Dio, perché si sente abbandonato. All'ipocrisia di una preghiera che lascia il cuore freddo, oppone la sua protesta, in quanto esiste «una sorta di diritto della vittima alla protesta, nei confronti del mistero del male... quando i bambini e i ragazzi protestano contro i genitori è un modo di chiedere attenzione e chiedere che si prendano cura di loro».
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