martedì 24 dicembre 2019
Nel giro di una ventina d'anni, secondo attendibili proiezioni demografiche, 2/3 dei 9 miliardi di umani previsti al mondo si concentrerà a vivere in enormi megalopoli, con svuotamento delle aree rurali. In questa prospettiva oggi è strategica la complicata partita delle periferie urbane. Prendo parte a un'affollata assemblea del mio municipio, a Milano. In cima alle priorità, sicurezza e ordine pubblico. Per dirne una: gente che da anni non dorme a causa di minimarket “etnici” che vendono alcolici fino a notte fonda, con conseguenti ubriachezze moleste. Triste dover invocare, come si dice, il bastone. C'è bisogno di contrappesi positivi. Qualcuno menziona un lavoro pubblico che è stato realizzato dopo anni di petizioni, opera che ha prodotto effetti virtuosi: di fronte al nuovo decoro di quei muri ridipinti di fresco perfino i writer hanno abbassato le bombolette. La bellezza fa così, ha il misterioso potere di produrre cose buone. È la nota “teoria delle finestre rotte”, qui la stiamo vedendo in azione. E allora sicurezza sì, ma la bellezza è l'altro binario su cui marciare. Un anziano signore prende il microfono e dice la cosa definitiva: «Vorrei vedere qualcosa di bello dalla finestra». La sua è poesia, nel senso etimologico: le sue parole semplici e precise mettono al mondo realtà. È il leader politico del mio cuore.
Buon Natale.
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