Pubblicità, il moderno oppio dei popoli
venerdì 15 ottobre 2021
Non si può negare, ahimè, che la pubblicità, per contenuto, forma, funzione e presenza, sia da tempo un ramo fra i più robusti della cultura di massa. In essa, mercato e cultura di massa coincidono: le merci diventano valore estetico, persuasione, mentalità. La pubblicità agisce con la sua onnipresenza, non ha bisogno di essere consapevolmente creduta. È una specie di inconscio sociale creato per esigenze di mercato. Dunque la pubblicità, come le mode, può essere letta come una specie degradata di filosofia della vita. Quale filosofia? Eccola. Si tende ormai a volere tutto subito, senza fatica né impegno e al grado massimo di soddisfazione. Si instaura una legge che attraverso l'efficienza non umana ma tecnologica diventa abitudine: la legge del desiderio soddisfatto. Non un desiderio con il quale si sappia convivere, riflettendoci e controllandolo, ma un desiderio da soddisfare immediatamente. Il mercato ci offre e pubblicizza senza tregua oggetti e strumenti del “sempre di più”. Ci offre una “realtà aumentata” cioè irreale e superreale. Il suo pubblico-massa è però un'umanità privilegiata, quella di chi vive nelle zone più agiate e protette del pianeta: un pubblico di esseri umani come consumatori di merci abbondanti e aventi diritti in crescita, umani o più che umani. Anche il diritto di essere ciò che non si è, o di non essere ciò che si è, al di là della propria natura, come se la natura in sé e la natura umana in noi esistessero solo in quanto vincoli “repressivi” da spezzare. Come se la natura in noi e fuori di noi fosse illimitatamente superabile e manipolabile. Si tratta proprio, mi pare, di quella volontà di potenza (su cui Nietzsche teorizzò) di cui il capitalismo (studiato da Marx) ha bisogno per crescere in potere e quantità. L'intera realtà come macchina organizzativa e tecnica regolata dal calcolo economico. Il cosiddetto problema della tecnica non riguarda la tecnica ma i suoi scopi: l'uso tecnico degli esseri umani e della loro vita a scopo di profitto abnorme per pochi e controllo di tutti. Il mercato è un dogma pratico e la pubblicità è l'oppio dei popoli.
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