venerdì 2 marzo 2018
Molti anni fa mi capitò di leggere Una valigia di cartone, un libro Sellerio che raccontava Pola e l'esodo dall'Istria, nel 1947, in seguito alle decisioni delle potenze mondiali sul destino di quella parte di pianeta. Lo faceva dal punto di vista di una persona che era rimasta, che non era delle migliaia che erano finite in Italia abbandonando un paese bellissimo e fervidamente o disperatamente di confine tra più paesi e culture, e ne era autrice Nelida Milani. Ebbe una lettrice appassionata in Anna Maria Mori, più o meno una sua coetanea, che invece, a poco più di dieci anni, era stata del numero dei “partiti”. I “partiti” e i “rimasti”: una separazione che andava sanata, e così Anna Maria scrisse a Nelida, e ne nacque un confronto e un'amicizia, che dette anche origine a un libro ora felicemente riproposto da Marsilio: Bora, ovvero Istria, il vento dell'esilio. Ha la partecipe prefazione di Guido Crainz, storico di origine friulana, altra terra di confine. I “partiti” e i “rimasti”. Entrambi, dice un verso della Achmatova citato nel libro, «invecchiammo di cent'anni e fu in un'ora sola». Quanti “partiti” e “quanti rimasti” prima e dopo di allora, per le sorti delle paci e delle guerre, delle povertà e delle dittature, nel mondo del Novecento e, forse ancora più massicciamente, nel mondo di oggi, proprio di oggi! Bora è un libro a due mani, una parte scritta in tondo (Anna Maria) e l'altra in corsivo (Nelida), e in esso ha posto soprattutto il passato, l'infanzia, il ciò che è stato - usi e costumi, e atmosfere, persone e case, odori e colori. È un libro di rievocazione e di nostalgia, ma è anche un libro che parla della Pola di oggi, e al nostro oggi, con la parola “profughi” che vi ricorre assai spesso, una parola tremenda. Vidi da ragazzo un film che mi colpì molto (poco amato dalla sinistra del tempo, ancora filo-titina): La città dolente, che aveva tra gli sceneggiatori un giovane Fellini e che raccontava l'esodo da Pola in chiave di dramma politico-sentimentale. Non un gran film, ma vi erano al suo interno le immagini vere, documentarie, commoventi, dell'esodo e dei suoi protagonisti riprese da operatori di una qualche organizzazione vaticana. Le si è poi riviste spesso in tv, tra le poche che abbiano documentato quella tragedia e purtroppo simili a quelle di tante tragedie dei nostri giorni. Bora è un libro attuale, che si ama, oltre al resto, perché vi si dice che «la nostalgia ha il profumo della salvia e del rosmarino», un profumo d'orto e di casa.
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