giovedì 21 marzo 2019
«Ma chi mai potrebbe immaginare quale sarebbe la condizione morale del mondo se non fossero mai esistiti Dante, Petrarca, Boccaccio, Chaucer, Shakespeare, Calderon, Lord Bacon o Milton, se Raffaello o Michelangelo non fossero mai nati, se non ci fossero giunti i monumenti della scultura antica; e se la poesia religiosa del mondo antico si fosse estinta insieme con il suo credo? Mai la mente umana avrebbe potuto aprirsi alle invenzioni delle scienze più semplici, e applicare alle aberrazioni della società quella ragione analitica che ora si cerca di esaltare al di sopra dell'espressione della facoltà inventiva e creatrice». Percy B. Shelley è uno dei grandi poeti romantici. In un saggio pamphlet sostiene le ragioni dello spirito come base della crescita umana. Questo mio Arcipelago non è un manuale di poesia, ma un'indicazione di vie alla riscoperta della forza spirituale, di cui la poesia, come la religione, e il senso del sacro, sono fondamenti. Shelley loda l'apporto all'uomo dei pensatori che lo vogliono affrancare da pregiudizio. Ma, tessute le lodi degli spiriti illuministi, Voltaire e Rousseau, conclude che il loro contributo è stato utile, non fondamentale. Senza le opere dello spirito, da Alighieri a Michelangelo, invece, noi saremmo nulla. Ragione e scienza valgono se ispirate da una forza più profonda.
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