Per l'ecologia di oggi la mente conta quanto l'ambiente
venerdì 3 marzo 2017
Leggo con doverosa e preoccupata curiosità, sull'ultimo numero della Lettura, una discussione fra due emeriti esperti americani di cambiamenti climatici. Secondo il fisico atomico William Happer, docente a Princeton e ora vicino al presidente Trump, le alte temperature sul nostro pianeta, vecchio di quattro miliardi e mezzo di anni, non sono affatto una novità: «la Terra oscilla sempre tra raffreddamento e riscaldamento, e il riscaldamento attuale non è inusuale né per entità né tantomeno per velocità. Ce n'è stato uno assai maggiore al tempo degli insediamenti vichinghi in Groenlandia nel X-XI secolo».
Mark Cane, docente di scienze della terra alla Columbia University, si esprime viceversa così: «Il riscaldamento attuale è dovuto all'attività umana. Nello specifico, ai gas serra che abbiamo rilasciato nell'aria. Sappiamo che dopo millenni in cui la quantità di biossido di carbonio è stata pressoché costante nell'aria, ha iniziato ad aumentare nell'era industriale». Questa controversia durerà a lungo e si ha l'impressione che le opposte ragioni abbiano molto di politico oltre che ovvie basi scientifiche.
Clima, atmosfera, inquinamento, habitat. Ci sono critici che hanno evocato l'utilità o la necessità di una “ecologia della letteratura” a cui si dovrebbe associare una più radicale ecologia degli ambienti culturali. Ricordo che a metà Novecento il paleontologo gesuita Teilhard de Chardin introdusse il termine e il concetto di Noosfera, o sfera del pensiero tipicamente umana, da affiancare o sovrapporre alla Biosfera. Se il cosmo è soggetto nel suo insieme a una logica evolutiva o involutiva, l'entità uomo è e sarà, per la sua dimensione mentale e culturale, un fattore determinante. L'ipotesi di Teilhard de Chardin era che a una fase della civiltà umana orientata all'Individuazione (di persone separate) si profilava all'orizzonte un'era della Totalizzazione, un superamento dell'individuo sia promettente che temibile.
Qual è e di quali inquinamenti soffre, oggi, il nostro habitat e clima intellettuale e morale? A un individualismo in apparenza sfrenato che mina i legami sociali si accompagnano totalizzazioni e globalismi, conformità e omologazioni che rendono chimerica la libertà di scelta dei singoli. Perciò la biosfera e la noosfera, la vita e il pensiero, meritano pari attenzione e altrettanta cura.
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