Per Cassirer vita e spirito riescono a incontrarsi al di là degli estremismi
venerdì 4 luglio 2014
Chiunque
sia interessato, anche non professionalmente, alla riflessione filosofica troverà
utile o perfino appassionante la lettura del saggio Spirito e vita di Ernst Cassirer, pubblicato
nel 1930 e ora riproposto dall’editore Castelvecchi. Quanto mai affascinanti le
prime pagine. Il filosofo prende spunto dalla «prosa incommensurabile » di un
breve scritto di Heinrich von Kleist dedicato al Teatro delle marionette, in cui il più famoso scrittore
dello Sturm und Drang estremizza il contrasto fra
naturalezza e autocoscienza. Si perde la grazia naturale, afferma, nel momento in
cui se ne diventa consapevoli. Perfino la bellezza sembra svanire quando
comincia a riflettere su se stessa. Secondo Kleist, l’eden dell’immediatezza
naturale e l’albero della conoscenza «appartengono a mondi diversi«. Il sapere
fa perdere l’innocenza. Credo che Kleist avrebbe giudicato diabolico un mondo
come il nostro in cui giorno e notte un industria della bellezza lavora a
produrre negli essere umani l’idolatria della propria immagine. Ma non di
questo si occupa Cassirer. Da filosofo, è interessato a una «teoria dell’umano »
e al ruolo svolto dall’ antitesi che forse ha più occupato la storia del pensiero,
quella fra natura e spirito. Gran parte del saggio è dedicata a quanto aveva
detto in proposito il suo coetaneo Max Schler, secondo il quale la prima
manifestazione dello spirito è il «dire no alla vita», mentre l’ animale non
può che «dire sì». Ma se vita e spirito sono umanamente inconciliabili, le idee
sono «impotenti ». In questa contrapposizione potranno riconoscersi tanto gli
intellettualisti che i vitalisti radicali, deducendone per esempio che l’intelletto
è estraneo all’azione e magari (per essere più espliciti) che la politica non è
cosa per intellettuali. Benché discutibile, questa drammatizzazione concettuale
contiene una sua verità. Le conclusioni di Cassirer sono invece più
equilibrate: vita e spirito si incontrano poiché la vita umana non è che un
prodotto dello spirito. Questo è giusto e ragionevole, ma forse meno
appassionante. Non sempre essere ragionevoli in teoria equivale a capire le
cose con maggiore chiarezza.

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