sabato 14 aprile 2007
Le parole nascono e poi, essendo più leggere dell'aria, salgono in su e arrivano fino al punto in cui il cielo finisce e conduce all'eternità. Passano per l'aria attraverso le onde radio in ogni momento flussi ininterrotti di parole che avvolgono tutto il globo. In verità - rispetto a quanto scrive Giovanni Guareschi (sì, il creatore di Peppone e don Camillo) - molte di queste parole sono ben più pesanti dell'aria pura, naturalmente in senso metaforico. Pensiamo all'immensa futilità di tante chiacchiere diffuse ora attraverso i cellulari: si tratta di polvere che cade per terra, meritando di essere calpestata. Ma la considerazione dello scrittore emiliano contiene anche un'indubbia verità. In mezzo a quel fiume di «parole, parole, parole», come dice l'Amleto di Shakespeare ce ne sono alcune che salgono verso l'alto fino a toccare il cielo. Sono le preghiere dei sofferenti e dei poveri, dei peccatori e degli sfiduciati che giungono sino alle orecchie di Dio, nell'eternità e nell'infinito. Sono anche le parole buone, dette per sostenere e per consigliare, segno di una carità autentica. Sono le parole stesse degli amici e degli innamorati che esprimono la loro tenerezza e la loro comunione di vita. Sono le parole importanti dei grandi scrittori che si rivelano - come si legge nel libro biblico del Qohelet - «simili a pungoli, a chiodi piantati, parole provenienti da un unico Pastore» divino (12, 11). Cerchiamo, allora, di pronunciare queste parole belle, buone e lievi che salgono verso l'alto e irradiano luce.
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