Paolo, la felicità e la coscienza
sabato 8 febbraio 2025
San Paolo, le cui lettere costituiscono una parte importante del Nuovo Testamento, si distingue dalla maggior parte degli autori biblici per il suo disinteresse per le beatitudini, quella forma letteraria breve riguardante la felicità che così spesso troviamo nelle Scritture. Vi fa anzi ricorso una sola volta, nella sua Lettera ai Romani: mentre costoro sono divisi tra loro a causa di osservanze alimentari differenti, Paolo ricorda che la carità, l’attenzione al prossimo è, in questo campo, la regola essenziale. Aggiunge un incoraggiamento perché rimangano fedeli alla convinzione che gli viene dalla sua fede e ad agire di conseguenza: «Beato chi non si condanna per ciò che egli approva». Per Paolo è impossibile essere felici se si agisce contro la propria coscienza, questa facoltà che Dio ha posto dentro ognuno di noi per farci discernere il bene dal male. La nostra coscienza, ovviamente, non ha sempre ragione, ed è per questo che noi possiamo cambiare idea, affinare la nostra coscienza, capire meglio una situazione. La coscienza non ha sempre ragione, ma noi abbiamo sempre torto a non seguirla: illuminata dalla fede, è l’unica bussola cui rifarsi in ogni circostanza. Perché è essa che fonda la libertà cristiana: un’azione libera non è altro che un atto che la nostra coscienza approva. © riproduzione riservata
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI