Pannella al Papa: la lettera virale e il fascino di «spes contra spem»
domenica 22 maggio 2016
È quasi obbligato, oggi, il luogo della Rete dell'informazione ecclesiale al quale guardare, ed è un luogo di carta e scritto a mano, ma convertitosi in digitale e virale con prevedibile rapidità. Alludo alla lettera dettata da Marco Pannella per il Papa meno di un mese fa, resa pubblica sul sito di Famiglia Cristiana (http://tinyurl.com/hzjbaox). Mi sono passate davanti agli occhi, sui social network, reazioni di ogni genere, dalla commozione al rispetto all'indifferenza al disappunto. Così, mi è venuto da pensare che quest'ultimo gesto pubblico rappresenta l'ennesimo paradigma dell'uomo: ne rimarca il notevole carisma, la poca modestia, la grande libertà. E, come i tanti che l'hanno preceduto, divide.Vi è contenuta una citazione dalla Lettera ai Romani, «spes contra spem». Anche a motivo di un suggerimento inviatomi da Maria Chiara Rioli (eh sì, questa rubrica è fatta pure dell'amicizia con la quale tanti, disinteressatamente, mi suggeriscono questa o quella pista), mi sono fatto qualche domanda, ricordando che era stata adottata anche da Giorgio La Pira come motto della propria iniziativa politica in favore della pace. Con una certa sorpresa ho scoperto che essa è stata così ricorrente, dal 2010 in poi, nel discorso pubblico di Pannella – a prescindere dai dialoghi con papa Francesco – da costituire l'oggetto di un sottotitolo nell'omonima voce di Wikipedia (http://tinyurl.com/hrac3q4). Continuando a spulciare il web ho appreso che il leader radicale era effettivamente affascinato, ultimamente, da tale espressione, che declinava nei termini di un primato dell'essere speranza rispetto all'avere speranza, e aveva trasmesso tale fascino ai suoi compagni di partito (ad esempio, per le iniziative in ambito carcerario).Non so cosa pensino gli esegeti paolini di questa ermeneutica che ne faceva Pannella. Ma mi colpisce sempre quando una Parola biblica entra nel discorso pubblico laico. Mi colpisce e, se l'uso non è palesemente improprio o strumentale, non mi dispiace.
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