Pagliarani mise in scena la solitudine delle donne con il silenzio di Carla
venerdì 23 dicembre 2016
Torna nelle “Silerchie” del Saggiatore (gloriosa collana che Giacomo Debenedetti inventò negli anni Cinquanta) il famoso poemetto La ragazza Carla di Elio Pagliarani , scritto fra il 1954 e il 1957, pubblicato in un volumetto Mondadori nel 1962, apprezzato da Pasolini, da Fortini, da Sereni e poi divenuto un muro maestro della poesia di neoavanguardia. Lo stile di Pagliarani fu definito da Edoardo Sanguineti (suo sodale e un po' rivale) «sperimentalismo realistico» e collocato in una linea volutamente antilirica, epico-drammatica accanto a Lavorare stanca (1936) di Pavese e alle Ceneri di Gramsci (1957) di Pasolini. Il lirismo melodico-visionario dei poeti ermetici era da tempo sotto processo. La poesia ora imparava dalla prosa, il neorealismo acquistava maggiore consapevolezza tecnica ispirandosi a quelli che ormai erano considerati classici sia della poesia moderna che della critica sociale e dell'impegno politico, Eliot, Majakovskij, Lorca, Brecht. Il contesto di allora lo spiega a modo suo Aldo Nove nella prefazione. Pagliarani fornì con La ragazza Carla un contributo decisivo a quel cambiamento di rotta, parallelamente e di poco in anticipo rispetto a poeti, anche loro ambientati nella Milano del “miracolo economico”, come Giovanni Giudici e Giancarlo Majorino. Il lettore del poemetto capisce subito che quella lingua, quella ritmica non si sa bene se siano più narrative o teatrali. La vocalità in Pagliarani ha sempre contato molto. A leggerle silenziosamente si ha sempre l'impressione che alle pagine stampate manchi qualcosa: la tridimensionalità della scena, la voce recitante, la dissonante polifonia. La storia di Carla è triste. Una povera diciassettenne che alle scuole serali impara stenodattilografia e si impiega in una ditta di Import Export «all'ombra del Duomo». Carla è «sensibile scontrosa impreparata / si perde e tira avanti, senza dire / una volta mi piace o non lo voglio». Vittima della famiglia, del lavoro, degli uomini, mentre il grande mondo internazionale sembra sempre in guerra, fredda o calda che sia. «No, no, no – Carla è in fuga negando»: e questo sembra dire tutto. Nella sua spoglia, desolata e potente lingua antiletteraria, il poemetto di Pagliarani è un canto in difesa di una fragile, giovane vita femminile offesa.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: