mercoledì 7 dicembre 2005
Non ho mai aperto una porta per errore, senza scoprire con sorpresa uno spettacolo che mi ha fatto provare per l"umanità pietà o disgusto oppure orrore.S"intitola La vita in fiore ed è l"ultimo romanzo di quel prolifico e popolare scrittore che fu Anatole France (1844-1924). La scena di chi apre per sbaglio una porta e sorprende una persona in una situazione imbarazzante è quasi uno stereotipo cinematografico. Quella che propone il romanziere francese è, invece, una considerazione generale pessimistica: se alzi il velo sulle vicende umane, scopri tali miserie da rimanere abbacinato. Certo, c"è un eccesso in questa visione così amara. Ma la verità essenziale ad essa sottesa è indiscutibile. Quante volte è accaduto di conoscere più a fondo una persona che si ammirava e, all"improvviso, si è visto crollare un mito.Mi sembra significativa l"immagine della porta. L"uscio di casa, spesso blindato, cela infatti non di rado una sorta di termitaio di miserie, di angosce, di liti, di frustrazioni e persino di tragedie. Per questo è necessario essere cauti nell"invidiare certi apparati esteriori solenni. Sono celebri i versi del Metastasio nella sua opera Giuseppe riconosciuto: «Se a ciascun l"interno affanno/ si leggesse in fronte scritto,/ quanti mai, che invidia fanno,/ ci farebbero pietà!». Similmente ci sono persone a cui ci affidiamo come a guide sicure che svelano poi inganno e falsità. La prudenza nel giudicare è, quindi, una virtù capitale perché spesso è solo la superficie che noi vediamo, l"apparenza, mentre è nel segreto dei cuori e della vita, a noi precluso, che si ha la verità, bella o brutta che sia.
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