giovedì 10 giugno 2010
XI Domenica
Tempo Ordinario " Anno C

In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. (...) E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli (...) Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco» (...).

Un momento esplosivo del Vangelo, che rovescia convenzioni e ruoli, che mette prepotentemente al centro l'amore: questa donna ha molto amato. Questo basta. Un Vangelo che ci provoca, ci contesta e ci incoraggia. La fede non è un intreccio complicato di dogmi e doveri. Gesù ne indica il cuore: ama, hai fatto tutto.
Ecco una donna venne" con un vasetto di profumo. Non con la cifra corrispondente (da dare ai poveri), non a mani vuote, non con un discorso di belle parole. Viene con quello che ha, con ciò che esprime amore, più che pentimento. Qualcosa per il corpo di Gesù, solo per il corpo, e che rivela amore.
Bagna i suoi piedi con le lacrime, li asciuga con i capelli, li profuma, li bacia. Sono gesti imprevisti, nuovi, oltre la legge, oltre lecito e illecito, oltre doveri o obblighi, con una carica affettiva veemente. Ai quali Gesù non si sottrae, che apprezza. Bastava, come tanti altri, chiedere perdono. Ma perché questi gesti eccessivi,
il profumo e le carezze e i baci? Già nella legge antica Dio aveva chiesto per sé un altare per i profumi; nel Cantico dei Cantici il profumo prolunga la presenza dell'amato, quando ha lasciato la stanza; le carezze e i baci sono la lingua universale dove è detto il cuore. Ogni gesto d'amore è sempre decretato dal cielo.
Gesù gode il fiorire dell'amore, vede la donna uscire dalla contabilità del dare e dell'avere, come se avesse una specie di conto da regolare con il Signore, ed effondersi negli spazi della libertà e della creatività, fino a bruciare in un solo gesto un intero patrimonio di calcoli e di tristezze. Ogni gesto umano compiuto con tutto il cuore ci avvicina all'assoluto di Dio.
Gesù guarda al di là delle etichette: arriva una donna, gli altri vedono una peccatrice, lui vede un'amante: ha molto amato. L'amore vale più del peccato. È la nostra identità. L'errore che hai commesso non rèvoca il bene compiuto, non lo annulla. È il bene invece che revoca il male di ieri e lo cancella. Una spiga conta più di tutta la zizzania del campo. Questo Dio che ama il profumo e le carezze, mi commuove. Non è il grande contabile del cosmo, ma è offerta di solarità, possibilità di vita profonda, gioiosa, profumata, che sa le sorgenti della gioia, del canto, dell'amicizia. Un solo gesto d'amore, anche muto e senza eco, è più utile al mondo dell'azione più clamorosa, dell'opera più grandiosa. È la rivoluzione totale di Gesù, possibile a tutti, possibile ogni giorno.
(Letture: 2 Samuele 12,7-10.13; Salmo 31; Galati 2,16.19-21; Luca 7,36-8,3).
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