domenica 18 novembre 2007
ODio, chiunque tu sia, o non esista, o trascorra solo come un concetto le nostre menti, benedici anche me.
Anni fa preparai un libro di preghiere provenienti da tutte le esperienze religiose, le commentai e alla fine optai per un intero capitolo di sorprendenti «preghiere dell'ateo». Sì, perché anche chi non crede prega, confermando la tesi del filosofo Kierkegaard che definiva il pregare come il respiro dell'anima e quindi come una necessità istintiva di cui solo dopo ci si può interrogare sul perchè. Oggi, domenica, nel piazzale davanti a una chiesa cittadina vedremo molti uscire o entrare in quel tempio; ma ci saranno anche frotte di persone che neppure vi getteranno uno sguardo.
Ho amici e conoscenti che, per risalire a una loro presenza in chiesa, devono ricorrere o a qualche funerale o a un matrimonio, quasi sempre senza che un fremito sia passato nei loro cuori. Eppure per tutti loro ci sono stati momenti in cui hanno detto parole simili a quelle, un po' paradossali, che sopra ho citato da un bravo scrittore medico, ora dimenticato, Mario Tobino (1910-1991). Chiunque sia, forse solo un concetto che attraversa la mente, e persino che semplicemente sia un nulla, Dio entra in scena in istanti inattesi e fa nascere un'invocazione esitante, come testimoniava un altro autore, il poeta Giorgio Caproni: «Dio onnipotente, cerca / sforzati, a furia di insistere, / almeno di esistere!». Ciò che ostacola la preghiera dell'ateo è solo la banalità, la tentazione della superficialità. Ma nella sincerità, egli invoca " come il russo Zinov'ev : «Vivere senza testimoni, quale inferno! Per questo io grido e urlo: Padre mio, ti supplico e piango: Esisti!».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: