venerdì 15 marzo 2019
«La Paleoantropologia non ha ancora due secoli, la sua comparsa nel pensiero filosofico non ne ha neppure uno; tutti gli uomini e i paesi prendono coscienza della profondità dei tempi e della nostra ascendenza, della varietà delle culture che si sono succedute durante questi lunghi periodi di costruzione dell'Umanità contemporanea (...) e sembra stia nascendo un secondo Umanesimo». Yves Coppens, uno dei fari della disciplina che studia le nostre origini nelle ossa dell'uomo e nelle sue opere (utensili, selce, pietre lavorate), anatomia e archeologia, parla di questo ancor giovane approccio alla realtà come di un nuovo Umanesimo. Su questa rubrica sono comparse analisi e riflessioni dell'italiano Fiorenzo Facchini, collega di Coppens; ora vediamo che il maestro del Collège de France, autore di scoperte fondamentali - tra cui Lucy, giovane paleoaustralopiteco, un'adolescente che possiamo vedere in copia al Musée de l'Homme di Parigi - parla di nuovo Umanesimo. E esplicitamente sottolinea il ruolo giocato dall'Italia durante il Rinascimento «allorché ha scoperto, dopo parecchi secoli d'oblio, le grandi civiltà greche e latine». Il ponte creato dagli umanisti italiani con il passato classico, è ora seguito da un
ponte che l'uomo del Novecento tende verso il passato antichissimo della Preistoria.
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