sabato 25 febbraio 2023
Quando provi a trasmettere la sensazione del guardare, certi dettagli descrittivi scompaiono per forza di cose, argomenta Alex Katz, pittore statunitense dal tratto con estro e con destrezza declinato sul racconto di un’America “collettiva”. Viaggiatori sui trasporti pubblici a New York, scene di gruppo intessute di interazioni tra le persone, altre tele raffiguranti cieli, luci, superfici d’acqua. Non se ne esce: o l’occhio si concentra sulla visione, e a quella obbedisce nel tentativo ambiziosissimo di restituirne la luce, oppure invece lo stesso occhio si sposta su dettagli, particolari anche infinitesimali che diano volume alle raffigurazioni – di uomini e donne seduti insieme, sdraiati a prendere il sole su prue di barche, intenti a conversare separati dalle brevi distanze tra divani e poltrone. Come fosse una scelta obbligata: l’occhio che si guarda guardare non ha spazio per accorgersi di altro, e se e quando invece sposta l’attenzione sul resto, su forme di altrove, ecco ogni consapevolezza dell’atto della visione eclissarsi, svanire. Vedersi nel mentre si vede comporta uno sforzo troppo intenso, che esclude un simultaneo cogliere la completezza dell’insieme. Come a dire, il punto di vista dell’occhio può nascere solo a partire dalla rinuncia alla totalità: non prima. © riproduzione riservata
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