giovedì 6 aprile 2006
L'ideale assoluto dell'attore dev'essere quello di diventare una tastiera, uno strumento meravigliosamente accordato che l'autore suonerà a suo piacimento. Prendo un esempio alto, a caso: Marcello Mastroianni diretto da Fellini riusciva a rendere impossibile solo il sospetto che egli non fosse proprio così
anche nella vita personale, tanto egli incarnava interiorità e tic esteriori, emozioni e persino fisicità dei personaggi che il grande regista gli "imponeva". È proprio quello che teorizzava in una lettera datata 24 ottobre 1893 un regista teatrale del passato, il francese André Antoine (1858-1943). È ciò che attuano i veri attori - e la lista è lunga - e che invece scimmiottano invano i modesti attori televisivi dei nostri giorni, la cui lista è certamente più lunga. Tutti conoscono la battuta del celebre regista russo Konstantin Stanislavskij: «Non ci sono piccoli ruoli, ci sono solo piccoli attori». Ecco, proprio sulla base di questa verità impietosa ma indubbia, tentiamo un'applicazione più generale. Se nella vita sei stato chiamato a fare, ad esempio, il macchinista o il costumista, cioè
rivesti un ruolo non da ribalta, ebbene sappi che esso è altrettanto importante, come quello dell'attore o dello sceneggiatore, perché il dramma o la commedia abbiano la loro pienezza. Nella vita quotidiana quante persone nascoste e "invisibili" lavorano per noi rendendoci l'esistenza possibile e agevole. Ogni vocazione è grande, se compiuta con dignità, passione e donazione. E allora non lasciamo mancare la nostra parte nella grande vicenda umana.
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