martedì 1 ottobre 2002
  ileggete i vostri componimenti, e quando trovate un passaggio che vi sembra particolarmente bello, cancellatelo.C"è uno scrittore inglese, Samuel Johnson (1709-1784) che, pur avendo scritto tantissimo (persino un famoso dizionario di inglese), è ricordato soprattutto per le sue straordinarie doti di conversatore brillante: le sue battute sono state, infatti, annotate e pubblicate dall"amico James Boswell nella sua Vita di Samuel Johnson e sono diventate molto popolari. Ne raccogliamo una anche noi. Essa,  a prima vista, sembra adatta solo agli scrittori, soprattutto a quelli prolifici, che - come già annotava Leopardi nel suo Zibaldone - sono più numerosi dei lettori, «massime in Italia». Cancellare una pagina o anche una sola frase è per essi come incidere una lacerazione nella loro stessa carne. E" per questo che si hanno spesso libri o articoli lunghi, enfatici, ricchi di parole e scarsi di sostanza.Ma il monito di Johnson può valere per tutti. Bisogna, infatti, avere il coraggio di cancellare sempre qualcosa: una parola inutile, un auto-elogio eccessivo, una reazione difensiva esagerata, un vizio più o meno palese. L"ascesi non è solo quella solenne dei mistici ma è anche quella del mettere un morso alle labbra, un freno alle mani, un blocco all"istinto. La scultura nasce nella sua identità e forma proprio dal togliere e non dall"aggiungere: lo scultore scolpisce scalpellando via marmo e pietra. Anche nella vita spirituale, allora, e non solo per la letteratura, «l"ultima e più grande arte è quella di cancellare» (Alexander Pope).
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: