sabato 28 gennaio 2023
Annota Henry David Thoreau nel suo diario, in data 5 novembre 1857: «A volte preferirei avere una visione parziale o effimera delle cose piuttosto che affrontarle di petto come un millepiedi». La vista trova nella parzialità del suo campo di indagine una risorsa, che a propria volta è consolazione e sollievo dal disagio che l’osservazione frontale può provocare. Se ci fa sentire infinitesimali (“millepiedi”) osservare le cose nella loro interezza, la stessa totalità non funziona per come non sempre corrisponde a profonda, accurata comprensione dell’incanto di ciò che si guarda. Conta del resto, più dell’oggetto osservato in sé, il rapporto che noi da osservatori siamo in grado di stabilire con lo stesso oggetto. Vedere è entrare in rapporto, perché ogni cosa guardata su di noi ha un effetto che ci modifica e ci cambia. E quel rapporto nostro, intimo, individuale con le cose, vale più di qualsiasi oggettività del reale; altrimenti, dice Thoreau, davanti a prodigi come può esser quello di un arcobaleno, ci limiteremmo a cercarne spiegazioni, anziché lasciarci penetrare e commuovere da cotanta meraviglia. Attenersi a dettagli, e con attenzione massima percepire quel che i singoli frammenti di visione attivano in noi. Certe volte, davvero è il solo – e il migliore – modo di guardare. © riproduzione riservata
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