mercoledì 2 novembre 2022
A rigore non è neppure una comparsa, ma un nome: Michael Furey, morto all’età di diciassette anni a Galway, in Irlanda, in un anno imprecisato di fine Ottocento. Gabriel Conroy non ne ha mai sentito parlare, ma adesso – di ritorno dalla tradizionale festa di Natale delle signorine Morkan – la moglie Gretta è come costretta a raccontargli la storia. Colpa di una canzone sentita poco prima, la stessa che Michael Furey intonava spesso per lei, quand’erano giovani e lui la amava. In I morti (la novella con cui si chiude Gente di Dublino, 1914) James Joyce non rivela mai se Gretta ricambiasse il sentimento. Nel riferire la vicenda al marito, però, la donna si commuove e piange, perché Michael Furey non solo è morto, ma è morto per lei. Già malato, era uscito sotto la pioggia per vederla un’ultima volta, poi il freddo gli era stato fatale. Ci sono diversi modi per interpretare la gelosia da cui Gabriel viene assalito. Uno, il più banale, è che l’uomo tema che Gretta abbia amato Michael Furey più di quanto ami lui. Si va più vicini al vero se si immagina che Gabriel sia geloso non del defunto, ma dell’assolutezza di quella passione. Potrebbe perdonare sua moglie per aver amato un altro. Non riesce a perdonare sé stesso per aver amato sua moglie meno di quanto l’abbia amata Michael Furey. © riproduzione riservata
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