mercoledì 31 luglio 2013
Il mio mestiere, quello di storico, ha molto in comune con altre attività, quali quella del medico, quella del cacciatore, quella dell'investigatore. Si tratta infatti di cercare le tracce di qualcosa: per i medici, le tracce sono i sintomi della malattia; per i cacciatori, le tracce sono le orme delle loro prede; per gli investigatori, come per i giudici, le tracce sono gli indizi lasciati dall'assassino. Noi storici invece cerchiamo le tracce del passato. Il metodo non è molto diverso. Le tracce sono spesso impercettibili, non appaiono come tali a prima vista, richiedono di essere analizzate, decodificate, filtrate. Sempre, in ogni genere di investigazione. Freud usa a interpretare i sogni e la mente dei suoi pazienti tracce infinitesimali, aspetti marginali che diventano all'interpretazione fondamentali, orme insomma. Più le tracce sono marginali più sono significative. Sul fatto che le tracce siano sempre confuse aveva già scritto Baudelaire, quando aveva detto che «La natura è un tempio dove pilastri viventi lasciano talvolta filtrare confuse parole». Quando le sparse orme assumono un senso d'insieme, come in un puzzle in cui ciascuna tessera va improvvisamente al suo posto, allora abbiamo trovato ciò che la traccia disvela.
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