venerdì 1 marzo 2019
«Il mar Mediterraneo - che per secoli aveva favorito scambi di merci, di lingue, di culti, di opere d'arte, di manoscritti e di cultura, - si è trasformato, negli ultimi anni, in una liquida bara, dove trovano posto migliaia di corpi di migranti adulti e di innocenti bambini. Il mare nostrum - ma lo stesso discorso vale per qualsiasi distesa d'acqua salata o dolce - oggi viene sempre più percepito, dai partiti xenofobi europei, come una naturale frontiera e non come un'opportunità per facilitare passaggio e comunicazioni da un territorio all'altro».
Il mare nostrum, luogo della storia e del mito, un mare che diviene metafora di comunicazione, scambio, favorisce la nascita delle civiltà, dall'arcipelago del prodigio greco, dai fasti di Creta all'Itaca di Ulisse, dai Fenici con le loro agilissime imbarcazioni alla sapienza e astronomia babilonesi, al Faro di Alessandria, dai Cartaginesi e il murice a Roma che diverrà Caput mundi... commercio e comunicazione tra Egizi e Greci, Italici... Come il lettore ha rivissuto nelle parole di Predrag Matvejevic in un precedente lembo di questo Arcipelago, mare nostrum era un mare di sogno. Ora quello stesso bacino di comunicazione si è tramutato, come ben analizza Nuccio Ordine, in un ostacolo. Il mare nostrum è nostro e basta, respinge gli altri, nega i suoi porti, affoga i naviganti.
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