mercoledì 16 ottobre 2019
La giustizia britannica ha recentemente respinto la richiesta di Freddy McConnell, trans FtM (da donna a uomo), che intendeva essere registrato come padre e non madre del bambino che aveva partorito.
«Maternità» ha sentenziato il giudice «è concepire e partorire, a prescindere dal fatto che la persona si identifichi anagraficamente come uomo o donna».
La gravidanza «maschile» resta un evento raro, ma negli ultimi anni i casi si sono moltiplicati. Tra i pionieri Trystan Reese, transman dell'Oregon, pancione e barba d'ordinanza.
Una nasce biologicamente donna e intraprende la transizione verso il genere maschile, in genere assumendo ormoni; sospende la terapia per il tempo del concepimento e della gravidanza, partorisce e chiede di essere registrato come padre. Ma a partorire è a tutti gli effetti una donna.
I media celebrano questi casi come il massimo dell'autodeterminazione, mentre una donna che diventa madre è una che soccombe al suo destino biologico.
Per una donna il massimo di libertà e di scelta è il childfree. Per un uomo - bioman o transman - lo è gestare e partorire, definitivo scioglimento da ogni vincolo.
Il sogno che si realizza. Sempre quel sogno invidioso, antico come il mondo, in cui si radica ogni oppressione femminile.
In verità è solo la nuova faccia di una vecchia storia.
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