giovedì 29 luglio 2004
Il tempo raffredda, il tempo chiarifica. Nessuno stato d'animo si può mantenere del tutto inalterato nello scorrere delle ore. Leggo sull'agenda che abbiamo già consumato 211 giorni dell'anno e ce ne rimangono ancora 155. Il passare del tempo, che una volta colava come sabbia dalle clessidre, oggi non ci colpisce più di tanto perché "non abbiamo tempo" per riflettere sul fluire del tempo. Mai come in questo periodo storico l'umanità ha perso la percezione autentica della realtà del tempo che è sostanza della vita. Infatti, o si brucia il tempo nella frenesia dell'agire oppure lo si avverte come un peso che non si riesce a togliere di mezzo (si pensi a certi pensionati che hanno davanti a loro vuote giornate di sopravvivenza). C'è, comunque, un vantaggio comune a tutti nel flusso inarrestabile dei giorni e degli anni. E' quello che evoca il grande scrittore tedesco Thomas Mann nella frase che ho desunto dal suo romanzo La montagna incantata
(1924). Le lunghe ore che per i protagonisti del libro scorrono nel sanatorio di Davos, sui monti svizzeri, servono a chiarificare, a raffreddare, a stemperare, a dare l'esatta prospettiva della realtà. Quante volte ci siamo pentiti per aver subito replicato, per aver agito troppo in fretta, per aver scritto una lettera che era meglio trattenere nella penna qualche giorno. Noi stessi, sotto "lo scorrere delle ore", ci trasformiamo, ci smussiamo, diventiamo diversi in modo insensibile (certo, anche in negativo). Non è corretto, perciò, giudicare una persona che non vediamo più da anni col metro dell'antica conoscenza. Il tempo, infatti, è un educatore che non sempre perfeziona, ma sempre trasforma.
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