venerdì 12 agosto 2005
La lettura di tutti i buoni libri è come una conversazione con gli uomini migliori dei secoli passati" Conversare con uomini d'altri secoli è quasi lo stesso che viaggiare. A chi è della mia generazione e ha fatto allora il liceo classico certamente sarà accaduto di aver portato come materia dell'esame di filosofia la lettura del Discorso del metodo del grande Cartesio, pensatore francese decisivo (nel bene e nel male) per la cultura moderna. Qui, dove sono in vacanza e dove ho relegato alcuni libri del mio passato, trovo quell'edizione dell'opera che allora avevo studiato e m'imbatto, sfogliandola, nell'osservazione sopra citata. Essa mi sembra adatta a questi giorni estivi nei quali anche gli italiani, notoriamente popolo di
non-lettori, decidono solennemente di affrontare l'ardua impresa di leggere un libro. Cartesio comincia a mettere subito i paletti con quella delimitazione dei «buoni libri». Un suo collega inglese, Francesco Bacone, ammoniva giustamente che «alcuni libri vanno assaggiati, altri inghiottiti, pochi masticati e digeriti». E purtroppo non è detto che il libro che avete tra le mani meriti quest'ultimo trattamento. Superato l'ostacolo della scelta, Cartesio fa un'altra considerazione. Leggendo «buoni libri», si stabilisce una sorta di dialogo coi grandi che quelle opere hanno composto. Il libro vero non lascia mai indifferenti, dalla sua lettura non si esce indenni. Ed ecco, allora, l'ultima nota del filosofo: leggere è come aver fatto un viaggio nel tempo e nello spazio, pur rimanendo nella quiete del proprio luogo. Con la lettura gli orizzonti si allargano, la mente s'arricchisce, lo spirito si fa più sensibile
e aperto.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: