giovedì 13 dicembre 2007
Quale grazia sarà mai se in un corpo così bello non c'è neppure un granello di sale?
Lascio la verifica a qualche lettore che forse ha più di me una disponibilità di tempo: in un articolo trovo questa frase assegnata a Catullo, il celebre poeta latino veronese del I sec. a.C. i cui Carmi sono striati dalla passione amorosa per Lesbia, pseudonimo per indicare una nobildonna romana colta e bellissima che per un quindicennio travolse il poeta, miscelando in lui tutti i sentimenti, compreso anche quello dell'odio (famoso è il suo distico: «Odio e amo: perché fai questo? tu forse domandi. / Non lo so, ma sento che così avviene in me e ne sono torturato»). Sta di fatto che la citazione sembra calzare a pennello alla situazione odierna in cui impera il modello televisivo.
Certo, il pensiero corre subito al fenomeno delle "veline", ove ciò che conta è soprattutto l'ostentazione sfacciata dell'esteriorità, cercando di convincere che dentro non c'è nulla e che questo è più che sufficiente per avere successo. Per fortuna non è sempre così: ne posso essere testimone, avendo talora parlato con queste ragazze "televisive", ridotte a un simile comportamento dalla loro vanità e dal meccanismo della comunicazione attuale, ma non per questo del tutto vane e vacue. Sta di fatto, però, che a furia di privilegiare l'apparire, le figure dalla pelle perfetta, si è perso il desiderio del «granello di sale», cioè di un'interiorità che è fatta di umanità, di pensiero, di sapienza. È per questo che le relazioni ai nostri giorni si sciolgono dopo pochi mesi: è un contatto di corpi, non un incontro di intelligenze, di sentimenti profondi, di anime. Non ci si deve stancare, allora, di riproporre il ritorno alla sostanza della vita, al cuore autentico della persona, al gusto della verità e dell'amore genuino.
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