sabato 28 luglio 2007
Dopo la violenza, sono tante le cose cattive: l'inganno, il mentire, il tradire. Ma una delle peggiori è il corrompere, il far morire la fiducia e la speranza. Questo, oggi, lo si fa con i giovanissimi, con gli stessi bambini" Aprire le finestre della vita e mostrare a tanti giovani non più un'alba di maggio ma solo le ombre di una sera senza stelle - e mai più il sole - non fa onore agli uomini di quaranta, cinquant'anni.
Corpo celeste è il titolo di un libro-intervista con quell'ardua e importante scrittrice che è stata Anna Maria Ortese (1914-1998). Da quelle pagine ho estratto un monito significativo per i nostri giorni. Qual è mai la testimonianza e l'esempio che noi offriamo alle giovani generazioni? Qual è l'influsso nefasto che esercitiamo su di loro spegnendo ogni loro attesa e mostrando che le finestre della vita s'affacciano solo sul buio, sul non senso, sul vuoto? Certo, è infame corrompere il bambino con gli orrori della pedofilia; ma c'è anche un'altra più sottile devastazione ed è quella del seminare indifferenza morale, scetticismo, volgarità, sfiducia.
È questa una sorta di desertificazione operata su un terreno che è, invece, primaverile e ha una vegetazione delicata, destinata a crescere e che viene, al contrario, bruciata e inaridita. Diceva ancora la Ortese: «Non si può crescere fino a quindici, sedici anni, e poi invecchiare di colpo». È ciò che vediamo purtroppo spesso davanti a noi: ragazzi divenuti già vecchi perché corrotti, pessimisti, banali, rassegnati e inerti. È questo spreco di energie e di qualità che bisogna arrestare, e famiglia, scuola e comunità ecclesiale non possono assistere rinunciatari alla deriva dei loro figli.
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