martedì 2 novembre 2004
Forse tutta la vita non è che un sogno continuo, e il momento della morte sarà un risveglio improvviso.Tutti ricordano il titolo del capolavoro drammatico di Pedro Calderón de la Barca, La vita è sogno (1635). L"immagine è ripresa pure in questa frase da un altro famoso scrittore, che però era anche vescovo, François Fénelon (1651-1715). Si tratta ovviamente di una metafora, ma essa è ben adatta alla riflessione di questa giornata che ha per tema la morte cristiana. Due sono i significati che potremmo attribuire al "risveglio improvviso" che la morte imporrà al sogno della vita. Innanzitutto con forza fin brutale essa spazzerà via tutte le nostre illusioni: possesso, successo, benessere, gloria si dissolveranno e rimarremo nudi nell"anima e nel corpo. Ciò che è effimero e temporale rimane nell"orizzonte della caducità e del tempo. Solo ciò che è eterno passa oltre.Ecco perché Cristo ammoniva a cercare non i tesori che si consumano e sono rapinati ma quelli che permangono e sono le stesse qualità di Dio, verità, amore, giustizia, virtù. Ma c"è un altro risveglio più dolce: davanti a quella soglia si aprirà l"orizzonte dell"infinito e dell"eterno. Anzi, allora Dio non sarà più un"immagine sfocata, un"intuizione balenante e riflessa, ma - come ci ripetono s. Giovanni e s. Paolo - lo vedremo a faccia a faccia, così come egli è, in un dialogo di intimità. La morte è, dunque, una scossa che atterrisce e impoverisce e fa cadere le illusioni ma è anche un fremito che ci sorprende, ci illumina e ci trasfigura.
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