giovedì 13 ottobre 2016
Stavo tornando a casa, in macchina. Un rientro come tanti, ma pieno del ricordo della splendida sequenza delle tele di Duda Gracz, sul Golgota di Jasna Gora: una testimonianza straordinaria di fede e di dolore.Le stazioni della tradizionale via Crucis sono state rilette dall'artista polacco alla luce della storia d'Europa, e in particolare della Polonia, dell'ultimo secolo. La terza caduta impressiona. Riandavo con la mente a quei volti caricaturali, intensi, sofferenti eppure segnati da sguardi ancora speranzosi, nonostante tutto, mentre gli occhi mi cadono su un titolo di giornale: giornata mondiale delle bambine. Un evento che passa, forse, troppo in sordina, una giornata che quest'anno coincide con lo Yom Kippur, giorno solenne in cui l'ebreo osservate chiede perdono al prossimo e a Dio. Anche centoventicinque anni fa, il 12 ottobre, cadeva lo Yom Kippur e nasceva Edith Stein, così che Edit festeggiò sempre due compleanni, uno legato al giorno, l'altro legato alla festa mobile del Giorno del Perdono. Un intreccio incredibile tra storie di ieri e storie di oggi, che mi conduce di nuovo a Duda Gracz e alla sua IX stazione, la terza caduta di Cristo.
Nello scenario desolato di un asilo, Cristo cade picchiando duramente il volto sul selciato. Alle sue spalle si consuma la tragedia di una nuova strage degli innocenti: a terra i corpi di neonati seviziati a causa degli esperimenti subiti; in primo piano, bambini soldato corrono incontro a guerre delle quali neppure comprendono le logiche. Sullo sfondo le baby-schiave, o bambine-squillo, con tacchi alti, giarrettiera e sigaretta, come per un gioco infantile che le renderà vecchie di colpo. Edith Stein, Teresa Benedetta della Croce, aveva riflettuto a lungo sul destino, la vocazione e il senso della presenza femminile nel mondo. Nell'ultimo istante della sua vita, a Birkenau, si sostituì a una bambina che, nel tragico conteggio casuale dello sterminio nazista, sarebbe morta nelle camere a gas.Mi rendo conto improvvisamente dello spessore profetico di quel gesto. Ripenso al pedofilo dagli occhiali neri e mi viene da piangere: ma dove stiamo andando? Cosa stiamo facendo con le migliaia di embrioni congelati in attesa di uteri anonimi che, come forni di carne, li consegnino a una vita senza radici? Che ne sarà di loro? Quali domande saliranno alla giovane coscienza di queste creature di Dio? Alzo gli occhi: sul ciglio della strada una prostituta giovanissima, forse tredicenne, vende il proprio corpo al primo venuto. Si è truccata molto bene per apparire grande ma, come le bimbe di Duda Gracz, è tradita dall'imbarazzo e dallo sguardo smarrito e tremante. Ecco l'esito del nostro progresso!Jerzy Duda Gracz l'aveva già compreso. Oggi pregherò con i miei amici ebrei, oggi chiederò perdono, oggi inviterò tutti a chiedere perdono perché, davvero, non sappiamo quello che stiamo facendo! Il Cristo di Duda Gracz ha la faccia affondata nel terreno esattamente come uno dei feti sullo sfondo. Ecco il dolore innocente che ci salverà! Quello dei bambini e delle bambine sofferenti. Un giorno giudicheremo gli angeli, è vero, ma noi saremo giudicati dai bambini violati. Che i loro sguardi non ci sorprendano impreparati, che le loro domande ci trovino pronti, carichi di pentimento e di testimonianza.
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