La telenovela turca? Semplicemente brutta
venerdì 25 agosto 2017
L'inizio dei nuovi episodi, dopo la sospensione ferragostana, è stato rimandato dal lunedì al martedì. Ma anche sull'orario previsto non è mancato uno slittamento di quasi mezz'ora. Alla fine, con oltre ventiquattr'ore di ritardo, il 22 agosto, i fan della soap opera turca Cherry season - La stagione del cuore (in onda tutti i giorni alle 14.45 su Canale 5) hanno avuto ragione dell'attesa. Almeno loro. Il resto dei telespettatori avrebbe resistito senza problemi a un prolungamento dell'astinenza. Ma tant'è. Cherry season, le cui ciliegie (per dirla all'italiana) compaiono sin dai titoli di testa, tornano questa volta anche sulle partecipazioni di Oyku e Ayaz. I due giovani stanno per sposarsi, ma lui, Ayaz, si lamenta per il disegno: troppo grandi le ciliegie, le vorrebbe più piccole, correndo il rischio di farle passare per amarene. Questione futile, non c'è dubbio. Come futile è tutto quello che scorre in questa telenovela dalle ambientazioni moderne, ma dal sapore antico. Con una lentezza spesso esasperata persino dal ralenty. Tanto per capirci, quando Oyku e Ayaz arrivano al momento delle nozze in una surreale e ventosa spiaggia, lei domanda a lui se il matrimonio uccide davvero l'amore. Al che, quando il pubblico ufficiale in caftano rosso chiede a Oyku se vuole prendere in marito Ayaz, partono una dietro l'altra sequenze diverse dov'è si vedono reazioni diverse della ragazza, compresa una fuga a cavallo. Per sapere se ha detto sì o no si dovrà aspettare la puntata successiva. Ma non all'inizio, per carità. Dopo un bel po'. Dopo aver ritrovato lei in Italia a lavorare in un hotel dal nome che è tutto un programma: “Due cuori”. Solo allora capiremo che la ragazza ha detto sì, ma anche che è scappata dal coniuge all'inizio del viaggio di nozze il giorno stesso del matrimonio. Motivo? «Ho bisogno di tempo per pensare, me ne vado». Tra recitazione approssimativa ed equivoci banali, le canzoni in turco sembrano la cosa più interessante. Non si capisce nulla, ma forse è meglio così rispetto all'insipida vicenda. Cherry season non è utile nemmeno per intuire le contraddizioni di un Paese a metà strada tra Oriente e Occidente. A meno che se non si voglia interpretare l'immagine edulcorata che emerge come una sorta di “Panem et telenovelas” per un popolo a cui non mancano certo i problemi.
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