martedì 11 giugno 2002
Ciò che l"esperienza e la storia insegnano è questo: che uomini e governi non hanno mai imparato nulla dalla storia, né mai agito in base a principi da essa dedotti. Queste parole del celebre filosofo tedesco Georg W.F. Hegel sono tratte dalle sue Lezioni sulla filosofia della storia. Non male per un pensatore convinto che la storia fosse in un crescendo dinamico ascendente! Il nostro poeta Montale nella sua raccolta Satura non meno pessimisticamente osservava che il detto latino historia magistra vitae è illusorio: «La storia non è magistra/ di niente che ci riguardi./ Accorgersene non serve/ a farla più vera e più giusta». È indubbio che da secoli l"umanità ripete con caparbietà gli stessi errori, moltiplica con pertinacia gli stessi crimini, perdura in un autolesionismo che nessuna "civiltà" riesce a bloccare. Mi ricordo che una delle volte in cui sono passato da Ankara e dal sontuoso ed enfatico memoriale dedicato ad Atatürk, il padre della Turchia moderna, una guida mi tradusse una delle frasi di quel mausoleo: «La spada della giustizia colpisce talvolta gli innocenti, ma la spada della storia colpisce i deboli». Quello che per noi sarebbe un atto esecrando, forse veniva proposto come un monito a non essere deboli e vittime ma potenti e vincitori. La lunga scia di sangue della storia a un cristiano e a un uomo di pace dev"essere, invece, stimolo per non rassegnarsi. Lasciarsi trascinare da quel flusso inarrestabile, abbandonarsi allo scoraggiamento o all"indifferenza non può che continuare a generare mostri. Il piccolo gesto di amore, di giustizia, di non violenza, di perdono è, sì, una goccia nel mare ma tante gocce possono cambiare il colore del mare.
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