mercoledì 5 aprile 2006
Gli amici si dicono sinceri, ma in realtà sinceri sono i nemici. Pochi immaginano - al di là degli addetti ai lavori - che un serioso e rigoroso filosofo come il tedesco Arthur Schopenhauer (1788-1860) abbia composto un saggio intitolato L'arte di insultare. Per amore del cielo, lungi da noi l'idea di favorire una simile arte, soprattutto ai nostri giorni in cui questo esercizio è praticato con uno zelo degno di miglior causa, a partire dal mondo della politica. Eppure, sotto sotto, scavando in alcuni insulti, spogliandoli del loro manto di astio, si vede brillare - sia pure compressa e umiliata - una gemma di verità. È questo che Schopenhauer vuole dirci con la citazione che abbiamo tratto da quel suo saggio. Se proviamo ad essere schietti con noi stessi, dobbiamo confessare che più di una volta nella vita non siamo stati sinceri con gli amici, talora per affetto, altre volte per non perderli, e forse in qualche caso per interesse e quieto vivere. Il nemico, invece, non esita a scagliare contro l'altro - è vero - fango, ma spesso anche quella verità che ferisce, e tuttavia è dall'amico o ignorata o celata. Bisognerebbe, allora, tentare almeno qualche volta di dire agli amici quello che pensiamo di loro senza reticenze e invitarli a fare il parallelo con noi. Proposito nobile e santo, ma ho il sospetto che, pur con tutte le cautele adottate, ben poche amicizie resisterebbero. E allora siamo votati all'ipocrisia? O è giusto rischiare di perdere un'amicizia secondo l'asserto dell'amicus Plato sed magis amica veritas (Platone sarà pure un amico, ma più amica dev'essere la verità)?
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